Autore: Federico Faccioli
Titolo: No future crew. 11 storie di uomini e donne favolosamente pazzi
Casa Editrice: Aletheia Editore
Pagine: 39
Genere: narrativa moderna
Qual è la ricetta per la felicità? Ecco la vera domanda dell’esistenza. Una domanda che supera persino il famigerato: Chi sono? Da dove vengo? Ma soprattutto… Esiste Dio?
Ebbene sì, tutte queste domande hanno afflitto e affliggono tutt’ora la nostra esistenza, quella passata, presente e futura. Tuttavia, la più impellente, la più pressante, forse La domanda per antonomasia celata in questa esistenza colma di un’infinità di altre domande è: come posso essere felice?
Forse è proprio questa la missione di Federico Faccioli, definito sul sito Feltrinelli come “il Bukowski italiano”, nel suo ultimo romanzo “No future crew. 11 storie di uomini e donne favolosamente pazzi”: il trovare la ricetta della felicità, la formula di una tale forza effimera e ingannatrice.
Una ricerca, la sua, svolta attraverso una semplice raccolta, un racconto dei racconti di quei personaggi che si discostano dal consueto agire e pensare sociale, ma che a volte proprio nel loro fare possono raggiungere quella che per loro è la felicità.
La raccolta inizia con la zia Scintilla, morta all’età di 99 anni e mezzo. Quel mezzo che non è ben chiaro se possa essere considerato come un successo, l’aver raggiunto quasi i cento anni, o una disdetta, il non aver raggiunto i cento anni. Una zia bisbetica e assolutamente poco conforme, per quell’epoca, alle convenzioni sociali: sposarsi e avere figli.
Poi c’è Frank, anzi no Daniel, anzi no Aleardo, un “giovane” vecchio che avrebbe potuto fare tanto nella sua vita ma che in realtà il suo ruolo nella società non è ancora ben chiaro. La sua intera esistenza non è ben chiara. Però una cosa è certa: lui smonta e rimonta la giostra dei cavalli nella piazza. Un invisibile insomma, effettivamente chi nota coloro che danno vita a questi intrattenimenti ludici?
E parlando di invisibili, la presentazione passa al Barbon Vittorio. Colui che vaga per le strade senza sé e senza ma, probabilmente la felicità fatta persona “con un bicchiere di vino e con in mano un panino” (semi cit.)
“[…]questi clochard sono persone che rifiutano la vita moderna, cadenzata da stereotipi, senza, però, accorrere al suicidio: degli autentici eroi. […]In inverno, quando osservo i volti nelle macchine in corso Milano, vedo solamente tante espressioni tristi. Passeggeri soli nonostante le auto abbiano cinque posti, e soprattutto, mai un sorriso. Vittorio, invece, pare sempre sereno.” (Federico Faccioli, 11)
Ed ecco che si arriva alla domanda su Dio. Su tutto quello che la società ci impone a credere e a pensare, un dogma che da bambini pare ovvio dover credere, così insegnano i grandi, per poi trasformarsi in un’imbarazzante contraddizione quando piano piano si iniziano a capire i meccanismi della vita.
Ma questa felicità dov’è? Forse il cercare di calcare le orme del proprio padre? Il sapere ciò che si vuole dalla vita? Oppure il conoscere quella ragazza che porta sempre il cane a passeggio?
Forse la vera felicità è la libertà stessa. La libertà di non scegliere una persona perché in fondo è giusto così, la libertà di vivere come si vuole, la libertà di disincastrarsi da questo puzzle di conformità sociale. La libertà di liberarsi.
E tu, sei felice?
Dal punto di vista formale, la narrazione si caratterizza per essere scorrevole e di facile lettura. È strutturata come una sorta di racconto romanzato tratto dall’esperienza vissuta dall’autore. È un inno alla diversità, al divincolarsi dalla schematizzazione mentale, al godersi la vita per quel che è traendone giovamento e godimento. L’accettare l’inevitabile, fare spallucce, per poi ballare e suonare l’ukulele. Il tutto è raccontato in prima persona attraverso la voce narrante dell’autore stesso.
Che dire della Cortigiana? La storia, anzi, la storia delle storie, raccontata da Federico Faccioli attrae l’attenzione del lettore inizialmente con cautela, la sua è una storia che richiede una sorta di ambientazione lenta al mondo descritto dall’autore. Come un diesel, prende velocità pian piano ma in modo inesorabile. La Cortigiana quindi, inizia con lentezza ad accogliere il lettore nel suo mondo d’inchiostro, lo ammalia, fino a quando il lettore si sentirà partecipe delle parole di Federico, a volte quasi sentendosi descritto da esse.
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