Autore: Luigi Leonardi
Titolo: La paura non perdona. Una vita sotto scorta tra Stato e camorra.
Casa Editrice: Marsilio
Pagine: 302
Genere: Autobiografia
Cari amici librosi,
settembre è iniziato, e dopo una pausa di un mese, si riinizia carichi come non mai. Per questo mese vi parlo di un libro forte, d’impatto, emotivamente potente: “La paura non perdona” di Luigi Leonardi, edito da Marsilio. Un libro autobiografico che racconta la storia di una vita braccata dall’ombra e dal fiato gelido della criminalità organizzata. È la storia di un imprenditore che lotta da anni contro questo cancro che affligge la nostra società. Quando nella vita devi scegliere tra la libertà e la persecuzione, tra la vita e la morte, tra la solitudine e la famiglia. Una vita fatta di dicotomie, dove ciò che traspare è la forza della ribellione.
“Perché resisto tra queste rovine? Perché mi sforzo di ricostruire una vita dalle ceneri di quella precedente? Perché se abbandonassi il mio territorio vincerebbero loro. Se sfuggissi li renderei ancora più forti, consolidando il terrore che incutono. E invece no. Resto qui ad affrontarli guardandoli negli occhi. Perché sono loro quelli che devono andarsene, non io”
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In “La paura non perdona”, Luigi Leonardi racconta la sua storia. Nato in una famiglia di imprenditori, cresciuto in un ambiente benestante, in cui vigeva la regola del mostrare il proprio potere attraverso gli oggetti e le macchine di lusso. Ma si sa, non è tutto oro quel che luccica. Di quella casa dorata, ricca, pomposa, Luigi mostra particolari e sfaccettature della sua infanzia duri, profondamente disturbanti, che mostrano una realtà cupa fatta di violenza e falsità, una realtà stemperata dalle parentesi amorose della nonna Rosa, probabilmente uno dei pochi raggi di luce.
Ma dalla sua infanzia una dote l’ha acquisita: la capacità di fare impresa. Ed è così che crea una sua realtà imprenditoriale, rendendosi conto di essere capace e dotato. Ma l’ombra della criminalità, in una terra ormai governata dalla camorra, incalza e incombe con un incedere lento ma inesorabile, fino a creare un baratro oscuro dove la scelta si dirama in due uniche, e sole, direzioni: lottare o arrendersi.
In questo suo racconto, quasi come uno sfogo, mostra le falle della società, le difficoltà di essere creduto e difeso da quello Stato che non sempre aiuta i più deboli.
Quando l’omertà a volte, e in determinate zone, rappresenta una tacita regola. Ma per fortuna, non tutti decidono di fuggire e voltare le spalle alla giustizia. C’è chi lotta e affronta il male.
“Salvare la vita di chi è soggiogato dalle mafie è un onore e un onore dello Stato perché soltanto quest’ultimo ha il potere di schiacciare il crimine. Soltanto lo Stato ha la capacità di ridare dignità a chi ha sofferto”
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In “La paura non perdona” il narratore è Luigi stesso (autodiegetico), una storia strutturata in prima persona come un racconto narrato oralmente, dove narratore e protagonista si uniscono in un unico punto di vista. Una struttura che permette al lettore di poter comprendere le angosce, le paure e le complessità che hanno caratterizzato, e caratterizzano tutt’ora, la vita di Luigi, in un vortice di paura scandito dalla voglia di sopravvivere, nonostante tutto.
Lo stile è semplice e d’impatto, creato ad hoc per essere compreso subito, immediatamente, conciso e diretto senza mezzi termini o scuse di qualsiasi tipo. La scrittura è fluida, uno stile giornalistico dove è tutto nero su bianco senza “se” e senza “ma”. Una scrittura che ti ingloba e rapisce in un contesto sconosciuto, soprattutto per chi non conosce quella realtà particolare, e ciò permette di comprendere anche determinate dinamiche della criminalità organizzata.
Questa è una storia di coraggio e resilienza, di lotta contro ciò che è giusto e di guerra contro ciò che è sbagliato, direi maligno. Una lotta contro un cancro della società, che la consuma e la divora nel silenzio dei più, ma sempre presente e feroce, in agguato.
Che dire, quindi, della Cortigiana d’Inchiostro? La storia è in grado di immergere il lettore nella vicenda già dall’incipit. Una caratteristica resa ancora più densa e concreta dalla consapevolezza che tutto ciò che traspare da quel mondo d’inchiostro non sia frutto di una mera fantasia. No. Quella raccontata è la realtà. La cruda realtà.
“È nelle parole delle persone comuni che trovo la forza di non arrendermi. Nonostante tutto, resisto e lo farò finché avrò fiato in gola. Perché nessuno, criminale o burocrate che sia, riuscirà mai a privarmi del diritto alla speranza”
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