Autore: Valeria Parrella
Titolo: Almarina
Casa editrice: Einaudi
Pagine:134
Genere: narrativa
Carissimi,
questo mese vi parlo di “Almarina” di Valeria Parrella edito da Einaudi. Un romanzo che mi è stato dato in dono e che mi ha incuriosito già dalla copertina: l’immagine di una donna in balia del mare, di quel lasciarsi andare, trasportata dalla corrente placida e calma ma quasi immobile, proprio come un’isola. È un’immagine metaforica, un’allegoria della vita, del lasciarsi trasportare dallo scorrere degli eventi, con leggerezza e galleggiando in un mare di pensieri, ma nonostante tutto con serenità.
***
Elisabetta Maiorano ha cinquant’anni, vedova, e insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, una piccola isola collegata da un lungo pontile al Golfo di Napoli. Una linea che unisce la realtà da un mondo sospeso, quello dove ogni giorno Elisabetta entra per mostrare ai suoi studenti una visione diversa del futuro, le basi per costruire un avvenire differente da quello che li ha condotti in quel luogo, per rivelare un orizzonte nuovo, come quello visibile dalle finestre dell’aula di matematica. Il mare, la libertà e tutto ciò che rappresenta. Un luogo sospeso, dove pensieri e paure si bloccano lì come in un limbo.
Almarina è una nuova studentessa, ha sedici anni ma un carico greve sulle spalle, invisibile a chi non la conosce, una zavorra di vita che le pesa come piombo sulla schiena. Con il suo arrivo a Nisida, in quella realtà ormai statica, un nuovo orizzonte, una nuova luce, riesce ad attraversare quella coltre di nubi che caratterizzano la sua vita e quella di Elisabetta. Due esistenze così diverse, fino a quel momento, e così necessarie l’una all’altra.
Quando due solitudini riescono a incontrarsi e una nuova vita è ancora possibile.
***
Lo stile di scrittura della Parrella è semplice ma particolare, i concetti spiegati dall’autrice sono articolati in periodi lunghi, a volte quasi disordinati in un insieme di riflessioni tra il passato e il presente, e necessitano di tempo per poter essere immagazzinati e compresi nella loro pienezza e totalità. Per poterla assaporare, come storia, necessita di essere letta con lentezza e ciò non sempre può colpire nell’immediato il lettore.
Non bisogna lasciarsi ingannare dal registro, a volte tipico del parlato, ma in quei periodi vi sono espresse delle lezioni, dei concetti, delle considerazioni che fanno riflettere su varie tematiche della vita, dell’amore, della solitudine, dalla sofferenza fino alla felicità per le piccole cose, persino dell’apprezzare la prigionia (intesa come piccolo mondo protetto, un rifugio) fino alla libertà, non sempre così idilliaca come sembrerebbe.
“Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, è il motivo per cui stanno qui”
Un romanzo introspettivo, narrato in prima persona, che affonda le radici nei pensieri della protagonista in un insieme di riflessioni, ricordi e vicende. Dove due solitudini si incontrano in un contesto particolare, solitudini che si uniscono e si ritrovano creando una completezza fino a quel momento sconosciuta. La pace e la serenità. Il trovare la libertà in una prigione. Un ossimoro, un paradosso per far riflettere come ciò che ci circonda, in realtà, non sempre è come appare ma vi sono innumerevoli sfaccettature.
Che dire della Cortigiana d’Inchiostro? La storia, come ho scritto in precedenza, è densa e ricca di significato. Tuttavia non è riuscita, per quanto mi riguarda, a creare un’immersione avvolgente nel suo mondo narrativo.
0 commenti